Analisi della frase complessa: esercitiamoci!

Qui di seguito trovi tutti i periodi che i miei studenti hanno analizzato nel loro ultimo compito il quale, contrariamente ai loro più funesti presagi, è andato piuttosto bene. Le subordinate da essi finora studiate sono le sostantive, ossia la subordinata soggettiva, l’oggettiva, la dichiarativa e l’interrogativa indiretta. Se, come loro, trovi delle frasi subordinate che non sai riconoscere perché non le hai ancora studiate è sufficiente che tu ne stabilisca il grado (1°, 2°, 3°…) e la forma (esplicita o implicita). Prima di cominciare, ripassa il metodo di analisi …e segui i consigli del maestro Miyagi.

Come fare l’analisi del periodo?

  • Esempio: Jennifer mi ha telefonato e mi ha chiesto chi, tra i miei amici, avesse la possibilità di trovarle un lavoro.
  1. Prima cosa da fare: sottolineo i predicati. Jennifer mi ha telefonato e mi ha chiesto chi, tra i miei amici, avesse la possibilità di trovarle un lavoro.
  2. Seconda cosa da fare: divido con delle stanghette le frasi all’interno del periodo. Jennifer mi ha telefonato / e mi ha chiesto / chi, tra i miei amici, avesse la possibilità / di trovarle un lavoro.
  3. Procedo con l’analisi individuando la frase principale, le coordinate e le subordinate.Jennifer mi ha telefonato : frase principale

    e mi ha chiesto : coordinata alla principale, copulativa

    chi, tra i miei amici, avesse la possibilità : subordinata interrogativa indiretta, 1°, esplicita

    di trovarle un lavoro : subordinata dichiarativa, 2°, implicita

    Pronto? Buon lavoro!

Fila A

  1. Vi chiedo quale sia la vostra opinione in proposito.
  2. Essere pazienti in certi casi è piuttosto difficile.
  3. Abbiamo preso la decisione di scrivere una lettera di protesta.
  4. Conviene che voi accettiate le sue richieste.
  5. Mi hanno comunicato che ho superato l’esame!
  6. Per modificare la pratica edilizia della nostra casa, il geometra ha avuto l’idea di chiedere suggerimenti a un amico che lavora nell’ufficio tecnico del comune.
  7. Mi chiedo quando Edoardo manterrà la promessa.
  8. Poiché non aveva la certezza che le notizie sui libri fossero esaurienti, Guglielmo ebbe l’idea di connettersi a internet per cercare ulteriori informazioni sulla vita degli squali.
  9. È bene non rimandare i compiti di oggi, per non ritrovarsi pieni di impegni domani.
  10. Poiché tutti affermano che Rovaniemi è una località affascinante, mi piacerebbe visitarla nel periodo natalizio.
  11. Veronica, avendo già molti impegni, non sa se può iscriversi al corso di giapponese.
  12. È risaputo che il mondo della natura è ancora pieno di misteri e che dobbiamo rinunciare alla pretesa di comprenderli.

Fila B

  1. La certezza che mi vuoi bene mi rende felice.
  2. Ho deciso di regalarmi una borsa di Louis Vuitton.
  3. Devo riconoscere che sei molto migliorato nell’analisi del periodo.
  4. Un turista mi domandò dove fosse il duomo.
  5. Ho la sensazione che non sia particolarmente soddisfatto del suo lavoro.
  6. Appena arrivato a scuola, Davide si accorse di aver dimenticato il materiale di tecnica.
  7. Stefano mi chiese se avessi l’intenzione di pubblicare il mio saggio prima di Natale e mi suggerì di aggiungere delle note esplicative al testo.
  8. Matteo dichiarò di volermi aiutare qualora avessi deciso di iscrivermi alla facoltà di fisica.
  9. Per seguire il consiglio di fare una passeggiata ogni giorno, il nonno ha comprato un bastone che gli consente una maggiore stabilità.
  10. Mi hai sempre detto che credevi alla mia sincerità, nonostante in passato io abbia mentito parecchie volte.
  11. È giusto che gli insegnanti ti incoraggino, ma tu devi ascoltarli.
  12. Bisogna ammettere che Monique è sempre elegante eppure si sa che le sue disponibilità economiche sono scarse.

Fila C

  1. Nonostante tutto, penso ancora che lui abbia sbagliato.
  2. Non so se siano stati avvisati anche loro del cambiamento di programma.
  3. Ho sentito il bisogno di confidarmi con lui.
  4. Ho saputo che trascorrerai le vacanze in Germania.
  5. Poiché eravamo in ritardo, ritenemmo che fosse il caso di rinviare la visita ai nonni.
  6. Il battello The Steamboat, collegando Albany a New York, dimostrò che il vapore era affidabile anche in mare aperto.
  7. Ti ho sempre raccomandato questo: ripeti la lezione ad alta voce se vuoi esporre con sicurezza gli argomenti che devi studiare.
  8. Durante il nostro viaggio in treno, abbiamo conosciuto una ragazza colombiana che ci ha chiesto come raggiungere l’acquario, una volta arrivati alla stazione di Genova.
  9. Chiesi a Marta di telefonarmi per farmi sapere quando avrebbe potuto prestarmi la macchina fotografica digitale.
  10. Per non dimenticare i compleanni, è buona abitudine evidenziare le date sul calendario.
  11. Si suppone che l’assassino abbia lasciato delle tracce evidenti sul luogo del delitto.
  12. I nostri vicini ignoravano chi avesse rubato le mele dal loro frutteto, ma avevano il sospetto che il responsabile fosse Silvano.

La trama dei “Promessi sposi” capitolo per capitolo

Spoiler alert: il titolo dell’articolo che stai per leggere dovrebbe già metterti in guardia. Non è mia intenzione rovinarti il piacere della lettura di questo incredibile romanzo: quindi, se stai leggendo I promessi sposi per tuo diletto o se sei in procinto di farlo, non leggere oltre il qui presente post. Spero che questo abbozzo di trama sia cosa gradita, invece, qualora ti serva per un ripasso e per non perderti nei meandri del racconto che, spesso, nelle antologie è orrendamente decurtato e, per questo, quasi inutile. Purtroppo, e molto probabilmente perché si studia a scuola, questo bel librone è uno dei testi più detestati di sempre… Povero Manzoni!

I_promessi_sposi_-_2nd_edition_cover

  • Cap. 1. 1628. Due bravi di don Rodrigo, signorotto locale, intimano a don Abbondio, curato del paese di ***, nel contado di Lecco, di non celebrare le nozze fra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, di cui don Rodrigo si è invaghito. Don Abbondio promette obbedienza e silenzio. Tragicomico colloquio con la serva Perpetua.
  • Cap. 2. Costretto da Renzo a rivelargli i motivi per cui rifiuta di celebrare il suo matrimonio, don Abbondio si dà per malato e si barrica in casa. Renzo, meditando fantasie di vendetta contro don Rodrigo, si reca a informare Lucia dell’accaduto.
  • Cap. 3. Renzo consulta il dottor Azzecca-garbugli, che rifiuta di aiutarlo, per non mettersi in urto con don Rodrigo.
  • Cap. 4. Si narrano le vicende che hanno trasformato il giovane Lodovico di un tempo, generoso, ma violento e impulsivo, in fra Cristoforo, votato all’espiazione della sua antica colpa, alla difesa dei poveri e degli oppressi.
  • Cap. 5. Informato di quanto è accaduto a Renzo e Lucia, fra Cristoforo si reca a casa di don Rodrigo per parlargli e deve assistere alle fatue conversazioni dei suoi commensali.
  • Cap. 6. Drammatico colloquio tra il frate e don Rodrigo, in seguito al quale padre Cristoforo è cacciato dal castello. Agnese, madre di Lucia, propone ai due giovani di cogliere di sorpresa don Abbondio, costringendolo ad ascoltare alla presenza di due testimoni le formule di rito. Tacitate le resistenze di Lucia, Renzo mette a punto il piano per la notte seguente.
  • Cap. 7. Il racconto del colloquio di fra Cristoforo con don Rodrigo riaccende propositi di vendetta in Renzo, che si placa solo alla promessa di Lucia di acconsentire al matrimonio a sorpresa.
  • Cap. 8. Il matrimonio di sorpresa fallisce per l’inaspettata reazione di don Abbondio; il suono delle campane a martello spaventa e mette in fuga i bravi penetrati in casa di Lucia per rapirla. Padre Cristoforo consiglia ai promessi sposi e ad Agnese di allontanarsi dal paese. I fuggitivi si imbarcano per un domani incerto e sconosciuto.
  • Cap. 9. Giunti a Monza, i fidanzati si separano; Renzo si dirige  Milano e le donne presso il convento della monaca di Monza di cui il Narratore traccia le tormentate vicende.
  • Cap. 10. Continua la storia della monaca di Monza. Nel primo incontro con Lucia l’interesse e la curiosità che Gertrude manifesta per le sue avventure turbano l’innocenza della giovane.
  • Cap. 11. Il conte Attilio, cugino di don Rodrigo, fa intervenire il potente «conte zio» per punire fra Cristoforo della sua audacia. Il paese è in subbuglio per la scomparsa dei tre fuggitivi. Don Rodrigo scopre la destinazione di Lucia. Renzo arriva a Milano durante la rivolta della popolazione per il rincaro del pane ed è attirato dai tumulti che scoppiano un po’ ovunque.
  • Cap. 12. Dopo due anni di raccolto scarso, con l’impegno di approvvigionare l’esercito che combatte a Casale Monferrato, il grano a Milano scarseggia; i provvedimenti contraddittori delle autorità fanno infuriare il popolo, che decide di assaltare i forni; la rivolta si esaspera e porta all’attacco della casa del vicario di provvisione, ritenuto protettore dei fornai.
  • Cap. 13. Renzo è nel pieno del tumulto, davanti alla casa del vicario, quando arriva il gran cancelliere Antonio Ferrer, che il popolo considera con benevolenza: la folla gli lascia spazio e Ferrer porta in salvo il vicario, promettendo di consegnarlo alla giustizia.
  • Cap. 14. Travolto dall’eccitazione della giornata, Renzo prende a inveire contro il malgoverno e le ingiustizie cui la povera gente è soggetta. Condotto da uno sconosciuto a una locanda e stordito dal vino, ricomincia le sue arringhe, assecondato dalla sua guida, un agente in borghese, che gli strappa infine le sue generalità.
  • Cap. 15. Denunciato sia dall’agente che dall’oste, al suo risveglio Renzo è arrestato e condotto in manette fuori dalla locanda.
  • Cap. 16. Liberato dalla folla attirata dalle sue grida, Renzo scappa, risoluto a rifugiarsi nel territorio di Bergamo, presso il cugino Bortolo. Il viaggio è lungo, una sosta in un’osteria di Gorgonzola rivela al giovane di essere ricercato come uno dei capi della rivolta milanese.
  • Cap. 17. Ripreso il cammino verso l’Adda, confine tra il ducato di Milano e la repubblica veneta, Renzo medita sugli avvenimenti trascorsi e si propone per il futuro maggiore prudenza; la sua veglia si popola di ricordi e pensieri. Trasportato da un barcaiolo sulla sponda veneta del fiume, Renzo, finalmente in salvo, riesce a trovare il cugino al quale racconta le sue vicende; Bortolo lo accoglie in casa sua e gli procura un lavoro.
  • Cap. 18. Calmatisi i tumulti di Milano, giunge a Lecco un dispaccio con l’ordine di cattura per Renzo. Don Rodrigo risolve di chiedere aiuto all’Innominato per espugnare il convento di Monza. Lucia e Agnese sono informate della fuga di Renzo da Milano, in seguito a fatti che restano loro oscuri. Per avere notizie più precise, Agnese torna in paese, e non vi trova fra Cristoforo, trasferito dal Padre Provinciale a Rimini.
  • Cap. 19. Il Narratore svela i retroscena del trasferimento di padre Cristoforo, allontanato in ossequio alle richieste fatte dal conte zio al Padre Provinciale. Si mette a fuoco la figura dell’Innominato.
  • Cap. 20. Don Rodrigo, recatosi dall’Innominato, ne ottiene una promessa di aiuto. Con la collaborazione della monaca di Monza, i bravi dell’Innominato rapiscono Lucia e la conducono al castello.
  • Cap. 21. L’incontro don Lucia, la dignità della sua innocenza e delle sue preghiere sconvolgono l’Innominato, che veglia per tutta la notte in preda all’angoscia e al rimorso, tentato anche dall’idea del suicidio. Intanto Lucia, terrorizzata, promette alla Madonna di mantenersi vergine se riuscirà a scampare alla tragica situazione in cui si trova.
  • Cap. 22. Incuriosito dall’arrivo di Federigo Borromeo nelle vicinanze del castello e dalla fama che lo accompagna, l’Innominato decide di recarsi da lui. Il Narratore traccia il ritratto del cardinale e ne racconta la vita, fatta di umiltà, generosità e abnegazione.
  • Cap. 23. Durante l’incontro con il cardinale, soggiogato dalla sua grandezza morale, l’Innominato confessa la propria angoscia e la disperata ansia di redenzione; riceve parole di consolazione e di speranza che fanno maturare il suo pentimento e la decisione di liberare Lucia. Il cardinale comanda a don Abbondio di recarsi con l’Innominato a prendere la giovane per riaccompagnarla poi da lui.
  • Cap. 24. Dopo avere chiesto il suo perdono, l’Innominato affida Lucia a don Abbondio e a una donna del luogo, nella cui casa la giovane è raggiunta dalla madre. Il commosso incontro fra le due donne è interrotto dall’arrivo del cardinale, che si fa raccontare la loro storia. L’Innominato comunica ai suoi bravi il proposito di cambiare la propria vita.
  • Cap. 25. Il cardinale si reca in visita pastorale al paese di Lucia, fa chiamare don Abbondio e ha con lui un colloquio di grande intensità morale sui doveri del sacerdozio e sulle mancanze cui il curato si è lasciato indurre dall’egoismo e dalla paura.
  • Cap. 26. Continua il colloquio del capitolo precedente. Lucia confida alla madre il voto fatto, la incarica di comunicarlo al fidanzato e, su consiglio del cardinale, si reca a Milano, dove sarà ospitata da don Ferrante e donna Prassede. Renzo, per sfuggire alla giustizia, cambia nome e lavoro.
  • Cap. 27. Il Narratore dà alcune notizie sullo svolgimento della guerra del Monferrato. Una lettera fatta scrivere da Agnese informa Renzo, che non vi si rassegna, del voto di Lucia. Si riflette sulla personalità di donna Prassede e su quella di don Ferrante.
  • Cap. 28. Le conseguenze della rivolta di San Martino esasperano la carestia nel milanese. Il cardinale Federigo si prodiga per i poveri rifugiati nella città, dove si muore di fame, mentre sempre nuovi mendicanti continuano ad arrivare dalle campagne. Il tribunale di provvisione decide di riunire tutti i poveri nel Lazzaretto. Il nuovo raccolto sembra porre fine alla carestia. Casale è ceduta ai francesi e i mercenari dell’imperatore (i lanzichenecchi), fra i quali la peste è endemica, scendono nel milanese saccheggiando e devastando.
  • Cap. 29. Agnese, don Abbondio e Perpetua, come molti altri contadini, spaventati dalla violenza dei lanzichenecchi, si dirigono verso il castello dell’Innominato, ormai aperto a tutti i bisognosi, per trovarvi rifugio.
  • Cap. 30. Accolti affettuosamente dall’Innominato, Agnese, don Abbondio e Perpetua restano nel castello fino a che è cessato ogni pericolo e ritornano al paese, che trovano sconvolto dal passaggio dei lanzichenecchi.
  • Cap. 31. Scoppia a Milano la peste, affrontata con inettitudine e approssimazione dai governanti e dal Tribunale della Sanità. Cresce la convinzione che responsabili della sua diffusione siano gli untori.
  • Cap. 32. I Decurioni chiedono e ottengono dal cardinale di organizzare una processione con il corpo di san Carlo, per allontanare la peste da Milano. La processione moltiplica la rapidità del contagio. Si aprono fosse comuni, i monatti invadono la città per raccogliere i cadaveri. Gli ecclesiastici, guidati da Federigo Borromeo, danno prova di coraggio e abnegazione.
  • Cap. 33. Don Rodrigo è colpito dal contagio. Renzo, guarito dalla peste decide di recarsi a Milano a cercare Lucia. Passando dal suo paese, incontra don Abbondio che gli elenca i tanti morti provocati dall’epidemia: anche Perpetua.
  • Cap. 34. Renzo arriva in una Milano sconvolta dalla peste e dalla paura degli untori; fra tante cose turpi assiste alla scena della madre di Cecilia; alla casa di donna Prassede, gli dicono che Lucia si trova al Lazzaretto; preso per un untore, si salva saltando su un carro dei monatti, carico di cadaveri.
  • Cap. 35. Giunto al Lazzaretto, Renzo si imbatte in fra Cristoforo, malato ma sempre attivo nel servizio dei più bisognosi, che lo conduce al capezzale di don Rodrigo morente e gli impone di perdonarlo.
  • Cap. 36. Trovata finalmente Lucia, Renzo la convince a raccontare a padre Cristoforo le vicende legate al suo voto. Dopo averla ascoltata, il frate scioglie la giovane dalla promessa fatta, benedice i due fidanzati e affida Lucia alla vedova che stava curando, mentre Renzo si appresta a ripartire per il paese.
  • Cap. 37. La pioggia tanto attesa pone termine all’epidemia. Renzo, ritrovata Agnese sana e salva, si reca da Bortolo per organizzare il proprio futuro e torna poi al paese ad aspettare Lucia che, intanto, uscita con la vedova dal Lazzaretto, viene a conoscenza della morte di fra Cristoforo, di don Ferrante e di donna Prassede, e del pentimento della monaca di Monza.
  • Cap. 38. Lucia arriva al paese con la vedova, ma don Abbondio solo dopo essere stato assicurato della morte di don Rodrigo accetta di celebrare il matrimonio dei due giovani. Il successore di don Rodrigo acquista ad altissimo prezzo, per aiutarli, le povere proprietà di Renzo e di Lucia, decisi a trasferirsi nel bergamasco, e si incarica di far cancellare l’ordine di cattura che ancora pesa su Renzo. Renzo e Lucia, finalmente sposati, si sistemano con Agnese alle porte di Bergamo.

Ed arrivati a questo punto, per svagarsi un po’…

E con questa, per veri intenditori, vi saluto, ciao!

Totalitarismi #2: L’Italia dal dopoguerra al fascismo

La crisi del dopoguerra

L’Italia aveva vinto la Prima guerra mondiale, ma molti erano i problemi da affrontare: disoccupazione, aumento dei prezzi, indebitamento dello Stato.

Grande era il malessere degli operai, che lavoravano molto e guadagnavano poco e dei contadini ai quali non erano state distribuite le terre promesse durante la guerra. Iniziarono quindi occupazioni di fabbriche e di terre che spaventarono industriali e proprietari terrieri. Nell’autunno del 1920 Giovanni Giolitti, con l’aiuto dei sindacati e dei Partito Socialista, superò momentaneamente la crisi.

A causa di questo accordo il Partito Socialista si divise e dalla parte più estremista nacque il Partito Comunista Italiano. Nello stesso periodo nascevano sindacati cattolici e il Partito Popolare Italiano di ispirazione cattolica.

I nazionalisti parlavano di «vittoria mutilata» perché l’Italia non aveva ottenuto, con i trattati di pace, la città di Fiume e la Dalmazia.

Per approfondire:

L’origine del fascismo

La crisi italiana del dopoguerra portò all’affermazione del fascismo, un movimento che univa persone di idee diverse. Il capo fu Benito Mussolini, ex socialista che nel 1919 fondò il primo «fascio di combattimento», nome copiato dall’antica Roma. I fascisti (organizzati nelle così dette squadracce) assalivano sedi di giornali, di partiti e sindacati sia di sinistra che cattolici. Non venivano puniti perché molti, anche i liberali, pensavano che i fascisti potessero soffocare la protesta sociale e allontanare il pericolo comunista.

Nell’ottobre del 1922 Mussolini organizzò la «marcia su Roma». Il re Vittorio Emanuele III non lo fermò, anzi, lo chiamò a formare il nuovo governo. Mussolini trasformò gradualmente l’Italia in una dittatura, privò il parlamento di ogni potere reale, dando il potere effettivo al Gran Consiglio del Fascismo.

Il consolidamento del regime

Il 10 giugno 1924 il socialista Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti perché aveva denunciato alla Camera le violenze fasciste durante le elezioni di quell’anno. Da quel momento Mussolini si affermò come dittatore. Furono sciolti i partiti non fascisti; fu abolita la libertà di stampa, di parola e di associazione; gli oppositori furono mandati al confino (in paesi isolati), imprigionati, malmenati o uccisi.

Per avere il consenso della gente Mussolini utilizzò la radio e il cinema; anche la scuola fu uno strumento della propaganda fascista. Avviò un vasto programma di intervento nelle campagne con la bonifica di molti territori paludosi. Firmando nel 1929 i Patti Lateranensi conquistò anche l’appoggio della Chiesa. Il Governo fascista proclamò il cattolicesimo religione ufficiale dello Stato.

Imperialismo e colonialismo

20lquadrigalenta
Moneta da 20 Lire raffigurante la testa di Vittorio Emanuele III Re e Imperatore; nel verso l’allegoria dell’Italia su di una quadriga lenta

Dopo il trattato di Versailles l’Italia aveva occupato l’Istria e Mussolini nel 1924 aveva ottenuto Fiume dalla Iugoslavia, ma non ebbe altro. Nel 1939 le truppe italiane invasero l’Albania, ma già negli anni Venti erano state occupate alcune isole greche dell’Egeo. Mussolini riprese la politica coloniale conquistando, con molta difficoltà, l’Etiopia; proclamò l’impero con Vittorio Emanuele III imperatore.

La politica del fascismo divenne sempre più razzista. Nel 1938 furono introdotte le leggi razziali, che escludevano gli ebrei dalle scuole e dall’economia, e li mettevano ai margini della società italiana.

la_stampa_11_novembre_38

…e dopo il ripasso, mettiti alla prova!

Rispondi alle seguenti domande:
  1. Quali erano i problemi che l’Italia doveva affrontare?
  2. Come fu superata la crisi dell’autunno del 1920?
  3. Chi era il capo del fascismo?
  4. Cosa facevano le cosiddette squadracce?
  5. Quando Mussolini organizzò la marcia su Roma?
  6. Da chi fu assassinato Giacomo Matteotti?
  7. Quando furono firmati i Patti Lateranensi?
Vero o falso?
  1. Le terre promesse furono distribuite ai contadini.
  2. Giolitti non riuscì a superare la crisi del 1920.
  3. Il Partito Popolare Italiano era di ispirazione cattolica.
  4. I fascisti assalivano solo sindacati di sinistra.
  5. Vittorio Emanuele III fermò la marcia su Roma.
  6. Dopo la marcia su Roma il Re chiamò Giolitti a formare il nuovo governo.
  7. Mussolini rafforzò il parlamento.
  8. Mussolini bonificò molti territori paludosi.
  9. Mussolini proclamò il cattolicesimo religione di Stato.
  10. Mussolini non riuscì a conquistare l’Etiopia.
Sai spiegare il significato dei seguenti termini?
  • Partito Comunista
  • Patti Lateranensi
  • dittatura
  • Partito Popolare
  • Fascismo
  • disoccupazione
  • indebitamento
  • propaganda

Totalitarismi #1: La rivoluzione russa da Lenin a Stalin

Il crollo dell’impero zarista

Russische Zarenfamilie
Ritratto ufficiale della famiglia imperiale, 1913. Da sinistra a destra, in piedi: la granduchessa Marija e la zarina Aleksandra Fëdorovna; seduti: la granduchessa Ol’ga, lo zar Nicola II, la granduchessa Anastasia, lo zarevič Aleksej e la granduchessa Tat’jana

L’impero russo, dopo tre anni di guerra sanguinosa (scoppiata dopo l’attentato di Sarajevo nel 1914), crollò. I soldati rifiutarono di continuare a combattere una guerra che non capivano; il popolo affamato scioperava e chiedeva pace e lavoro. Nel febbraio del 1917 (Rivoluzione di Febbraio) gli operai proclamarono lo sciopero generale; lo zar Nicola II mandò i soldati a fermarli, ma le truppe si schierarono con gli scioperanti. Lo Zar abdicò e fu proclamata la repubblica guidata da Kerenskij, un liberale moderato appoggiato dalla borghesia.

La Rivoluzione di Ottobre e la guerra civile

Operai e soldati non avevano fiducia nel nuovo governo perché troppo moderato e pronto a continuare la guerra. Tra i partiti socialisti prevalse il partito rivoluzionario bolscevico (cioè di maggioranza), guidato da Lenin; egli diede potere alle organizzazioni di operai e soldati (i soviet), promise la terra ai contadini e la fine della guerra. I bolscevichi assalirono il Palazzo d’Inverno a Pietroburgo, sede del Governo provvisorio, dando inizio alla Rivoluzione di Ottobre.

Il nuovo governo firmò con la Germania la pace di Brest-Litovsk.

Generali fedeli allo Zar organizzarono eserciti controrivoluzionari (i Bianchi). Scoppiò la guerra civile a cui parteciparono anche eserciti degli Alleati per sostenere il vecchio regime. Essi infatti temevano che la rivoluzione bolscevica si sarebbe estesa in tutta Europa. I bolscevichi schierarono l’Armata Rossa: ci furono stragi e carestie; morirono milioni di persone. La guerra civile si concluse con la vittoria dell’Armata rossa guidata da Trotskij.

Per approfondire:

  • i primi venti minuti del film Ottobre di Sergej Ejzenštejn, opera commissionata nel 1927 per il decimo anniversario della Rivoluzione.

Nasce l’Unione Sovietica

Lenin rafforzò il potere del Partito Comunista (ex bolscevico) e nacque l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (U.R.S.S.), formata da nazioni europee e asiatiche del vecchio impero zarista. Il nuovo governo abolì gli altri partiti politici instaurando così una dittatura: tutto il potere era nelle mani dei dirigenti del Partito Comunista. Questi comandavano sulle fabbriche e sulla terra, sui giornali e sull’esercito.

L’economia, diretta dal governo, produceva poco e male perché operai e contadini dovevano ubbidire a dirigenti nominati dal Partito, come ai vecchi padroni. Lenin, per superare la crisi, iniziò una Nuova Politica Economica (NEP) che permetteva ai cittadini di possedere proprietà private. Negli anni della NEP bottegai e piccoli proprietari terrieri si arricchirono creando malcontento tra gli operai delle grandi città.

L’ascesa di Stalin

Nel 1924 Lenin morì. Nella lotta per la successione alla guida del Partito si impose Stalin, che costrinse all’esilio il suo avversario politico Trotskij. Stalin mise fine alla NEP di Lenin abolendo ogni forma di proprietà privata e trasformò in pochi anni la Russia in una grande potenza industriale (attraverso i piani quinquennali). Continuò l’istruzione di massa e l’assistenza sanitaria gratuita.

Per attuare senza ostacoli il suo programma, Stalin eliminò tutti gli oppositori politici e quelle persone che secondo lui erano nemici del popolo. Organizzò campi di prigionia e di lavoro (gulag) dove furono deportati milioni di cittadini.

…e dopo il ripasso, mettiti alla prova!

Rispondi alle seguenti domande:
  1. Quando crollò l’Impero Russo?
  2. Chi era Kerenskij?
  3. Tra i partiti socialisti quale prevalse?
  4. Da chi fu assalito il Palazzo d’Inverno?
  5. Come si concluse la guerra civile?
  6. Da quali nazioni era formata l’URSS?
  7. In che anno morì Lenin?
Vero o falso?
  1. Nel febbraio del 1917 gli operai proclamarono lo sciopero generale.
  2. Lenin promise la terra ai contadini e l fine della guerra.
  3. Il nuovo governo non firmò la pace con la Germania.
  4. L’economia diretta dal governo produceva moltissimo.
  5. Lenin iniziò una Nuova Politica Economica.
  6. Negli anni della NEP bottegai e piccoli proprietari terrieri si arricchirono.
Sai spiegare il significato dei seguenti termini?
  • Partito Bolscevico
  • Soviet
  • URSS
  • NEP
  • Bianchi
  • Sciopero generale
  • Controrivoluzionario
  • Regime
  • Armata Rossa
  • Zar